Trasformare e conoscere le emozioni attraverso la drammatizzazione

di Dott.ssa Mariarosaria Danza, Dott.ssa Chiara Ludovici

Federica Reale esperta d’arte.

 

Il disagio della Civiltà globalizzata ha prodotto un bambino iperstimolato e competente di social, di rete e di realtà virtuali, ma poco “umanizzato” dalla conoscenza del legame empatico, del tessuto emozionale che fa dell’uomo un universo creativo. Ne deriva una gruppalità povera dell’esperienza spontanea della solidarietà, ma al contrario istintivamente protesa alla competizione, all’espulsione, all’aggressione. Grande assente risulta il salutare esercizio della frustrazione e della possibilità di fare quel silenzio interno che produce il pensiero. L’attuale ricerca ha permesso la comprensione e la definizione in maniera sempre più raffinata dei disturbi dell’apprendimento e delle connessioni tra l’ambiente, la relazione, e lo sviluppo psico-cognitivo del bambino.

Il gruppo arte e psicodramma nasce dall’esperienza di questi anni dell’ascolto analitico di bambini e di bambine che parlano delle loro emozioni.

Ascoltandoli e osservandoli ci siamo rese conto che spesso non gli è chiaro l’origine di quello che vivono.

Il percorso propone un viaggio tra parole ed immagini: attraverso l’arte grafica, pittorica, di stampa, di scultura, fotografica, teatrale, che hanno come mezzo di comunicazione ciò che ha a che fare con lo sguardo e l’ascolto,

Questo è ciò che rende possibile l’incontro fra psicoanalisi ed arte: lo sguardo e l’ascolto, offre l’incontro dell’arte con lo psicodramma analitico.

Il lavoro del gruppo si articola in due momenti, si apre con un gruppo di parola che porterà alla rappresentazione del gioco psicodrammatico ed una fase successiva di produzione artistica una sorta di atelier che permette ai piccoli esploratori di “osare” , e lo stimolo , e di esplorare se stessi e le proprie emozioni passando ed attraversando le opere d’arte in modo da ricercare, sentire, esprimere emozioni, sensazioni, stimolando una circolarità dove l’esperienza di sperimentare giocando, può essere portata anche al di fuori, per poi essere ri-portata attraverso la costruzione di elementi, scenari, immagini.

I bambini hanno bisogno di fare un “lungo viaggio” prima di trovare una propria sensibilità nel modo e nella forma di rappresentare , l’atelier è il “luogo” dove i linguaggi possono essere cercati e ri – cercati, raffinati in un ambiente invitante,costruito per intraprendere questo percorso, alternando modi, tecniche, strumenti e materie e materiali. Un aspetto importante è ” stimolare” i bambini e le bambine a trovare il proprio stile che diventa fonte di scambio attraverso l’incontro con l’altro, ossia con i compagni di “viaggio” e favorire la cooperazione fra tutti i membri del gruppo, per creare un clima di reciproco rispetto. Inoltre il materiale costruito diventa il presupposto per “entrare” nello psicodramma, bambini e ragazzi partono da quello che hanno creato per raccontare.

Nella posizione di Lacan l’arte permette lo sviluppo della teoria psicoanalitica, nel III seminario e nell’XXI, Lacan afferma che l’arte produce un insight sui processi inconsci.

Nell’estetica anamorfica Lacan sostiene che attraverso l’arte il soggetto, moi sentendosi parte dell’opera, si sgretola per riemergere come je.

È tale passaggio che pensiamo possa avvenire all’interno dei gruppi, dove i bambini attraverso incontri tematici, mettendo in scena il loro mondo emotivo, riescono così a soggettivarsi e diventare soggetti del proprio discorso.

Attraverso il gioco si riappropriano di parti di sé dopo averle elaborate, dunque attraverso la messa in scena i bambini compiono l’olofrasizzazione e possono ricostruire il reale attraversando l’immaginario e il simbolico.

In una seconda fase attraverso frammenti, scarti, materiali diversi e semplici (stoffe, pezzi di carta ritagliata, cartoni…) pezzi lasciati e non toccati che sono rimasti lontani dagli sguardi, metafora dei nostri pezzi delle nostre emozioni sospese che riprenderanno vita in forme diverse,i partecipanti daranno forma alle loro parole attraverso la costruzione di immagini, rielaborando il materiale proposto.

Questo gruppo può essere definito come un incontro con i bambini, fra i bambini, un loro incontro con l’“alfabetizzazione emotiva”, intesa come il  processo alla base dell’ apprendimento scolastico e relazionale.

“Il poeta e la fantasia” di Freud ha lasciato la dimensione bi-dimensionale per approdare a quella tri-dimensionale.

Freud in quest’opera del 1907 scriveva che davanti ad un’opera d’arte bisognava promuovere un’attenzione fluttuante, dunque un ascolto basato su una logica senti-mentale, come se fosse un ascolto musicale, promuoveva un modello esplicativo di alcune funzioni dell’immaginazione e delle fantasie, come modello evolutivo e adattivo della vita reale e della conoscenza, su un circuito gioco-sogno-fantasia-ed arte.

In questo, secondo Freud l’arte può essere collocata sullo stesso piano del sogno del gioco del bambino e della fantasticheria.

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