Portami il tramonto in una tazza
conta le anfore del mattino
le gocce di rugiada.
Dimmi fin dove arriva il mattino –
quando dorme colui che tesse
d’azzurro gli spazi.
Scrivimi quante sono le note
nell’estasi del nuovo pettirosso
tra i rami stupefatti – quanti passetti
fa la tartaruga –
Quante coppe di rugiada beve
l’ape viziosa.
E chi gettò i ponti dell’arcobaleno,
chi conduce le docili sfere
con intrecci di tenero azzurro.
Quali dita congiungono le stalattiti,
chi conta le conchiglie della notte
attento che non ne manchi una.
Chi costruì questa casetta bianca
e chiuse così bene le finestre
che non riesco a vedere fuori.
Chi mi farà uscire con quanto mi occorre
in un giorno di festa –
per volare via – in pompa magna.
Emily Dickinson
(Traduzione di Gabriella Sobrino)
c. 1859
da “Emily Dickinson, Poesie”, Newton Compton, Roma, 1987